era
lui si si era proprio lui lo conoscevo fino a poco tempo fa era un tipo
particolare che mi piaceva incontrare perchè era indecentemente normale
medio senza picchi o punte nè in basso nè in alto un amico si potrei
anche definirlo un amico
era colui che chiamavamo un uomoquasi era
il quasi che lo circondava ad ogni passo che faceva nella propria vita
quasiamico di tutti quasisimpatico ma normalmente nessuno lo avrebbe
chiamato così quasifelice ma anche quasitriste mai sopra le righe
sempre inquadrato ma con una voglia di quasiribellione che lo rendeva
quasiinquieto quasiconservatore come lo può essere un ragazzo anzi un
quasiuomo con un lavoro dignitoso ma non eccellente con uno stipendio
dignitoso ma non scarso quasifidanzato alcune volte quasiinnamorato ma
mai convinto nè convincente di poter vivere una vita insieme mai bianco
mai nero quasi grigio quasi sempre
il bello è che lui stesso si
considerava così viveva la sua vita proprio come gli altri lo avrebbero
dipinto se non lo avessero conosciuto rispecchiava l’immagine di sè ed
era quello che voleva
lo conoscevo si era lui che andava a piedi
girovagando per la città a luci quasispente di solito a quell’ora blu
dove cominci a non riconoscre più le sagome e fai fatica a riconoscere
anche le persone che siamo abituati a vedere più volte al giorno
amo
confondermi diceva spesso si nascondeva forse per rimanere sempre ai
bordi nella zona grigia che era la sua zona grigia dove regnava anche
se era abbastanza solo
poi continuava a parlare di quelle cose senza
senso per quasi tutti ma che raccontate con una voce particolare in un
abiente particolare e alle persone adatte sembravano così pregne di
significati così dense che ti ci tuffavi nel mezzo chiaccherando per
ore di argomenti che la mattina dopo pensi minchia che cazzate erano
così le serate passate dopo l’ora blu a parlare senza meta e
l’uomoquasi era diverso perchè meno quasi e allora diventava piacevole
condividerci del tempo
come le corna della lumaca ti dico proprio come quelle
ma non dire le solite cazzate
giuro a volte si potrebbero inarcare ma restano li dritte così
ahahahahaha
siete troppo
ma guarda che anche te sei come noi eh che ti credi
bah vabbè prendo un’altra birra e poi vado a letto
tanto non ci credi neppure te
ma si guarda che poi domattina io lavoro
ahahah si si io lavoro e io produco e io faccio quello e questo tanto sei uno come noi anche se ti atteggi a serio
perchè
poi se prendi la strada che porta alla villa ma non quella normale no
la dietro ci giri attorno ti ritrovi sopra il campo del tipo e c’è
sempre gente che cazzo ci sta a fare mi chiedo
lo sai e lo so a perdere tempo a buttarlo via come facciamo noi ogni sacrosanta sera che ci ritroviamo qui
è questo il bello eh
si
tipo in questo tono vanno avanti tutte le chiacchere ma è come stare
davanti a un fuoco e cazzeggiare così per un pò l’uomoquasi non era più
tanto quasi solo un pochino per non perdere l’abitudine e tutti noi si
parlava tranquilli aspettando l’alba
ora l’uomoquasi non c’è più è
andato non fraintendermi non è morto ma in un certo senso è come se lo
fosse ha cambiato lavoro ha cambiato zona e senza rendersene conto è
diventato ancora più quasi ancora più sprofondato nella normalità dalla
sua camicia bianca più giacca blu più la sera a casa che altrimenti non
ce la faccio a alzarmi più quella ragazza che prepara la cena più i
calzini blu più la televisione che il prossimo anno dovrò cambiare più
il prato da falciare più nove cinque più il pranzo della domenica
s’è finalmente incastrato nella vita che forse sognava è riuscito nel suo intento
è scomparso
Ogni
mattina la riuscivo a vedere, la ragazza-della-porta-accanto. Se ne
stava per un attimo imbambolata davanti al portoncino marrone, con la
chiave in mano, mezza infilata nella toppa. Pochi secondi come se, in
quell’attimo, riuscisse a far mente locale su cosa avrebbe dovuto fare
durante tutta la giornata, sul lavoro che la aspettava (ancora quelle
maledette fatture ma smetteranno mai di crearmi dei problemi), sulla
casa da accudire (la spesa si si devo fare la spesa comprare
uovalatteburropastaqualcosadabere), sugli impegni presi (ore 18 passare
a ritirare i libri ordinati ore 19 aperitivo con le amiche poi di nuovo
a casa chissà cosa posso fare a cena), su quello che avrebbe dovuto
mettere nella borsa (fazzoletti ok chiavi di macchina ok lista della
spesa direi ok).
Tutte, o almeno le mattine che la incontravo per le
scale, il solito rito: secondi spesi a pensare, due giri di chiave,
buongiorno come va stamani eh al solito il lunedì proprio non lo reggo.
Nulla di diverso dalle solite chiacchere.
La
ragazza-della-porta-accanto era incredibilmente carina. Non bella, non
di quelle ragazze e donne che fanno girare la testa di chi le
incontra, ma la ragazza-della-porta-accanto aveva una bellezza tutta
sua fatta di gesti e di atteggiamenti, di bisbigli davanti al portone,
di suonerie strambe, di capelli corti e portati legati con le mollette
colorate.
Quella mattina ci incontrammo sul pianerottolo di casa
sua, la ragazza-della-porta-accanto stava uscendo io stavo uscendo e ci
infilammo di corsa dentro l’ascensore , entrambi affrettati. Uno
sguardo, le mani che corrono verso il pulsante "PianoTerra" e che si
sfiorano.
Una scossa.
Il suo braccio intorno al mio fianco, le
mie mani sulla sua nuca e le labbra che si avvicinano piano, un bacio
fatto di labbra lingue saliva e passione. E tutta la vita che si fa
avanti. Prima la passione che brucia e che esclude tutto il resto del
mondo che comunque è destinato ad entrare nel nostro privato. I casini
i guai e le complicazioni che si ci incontrano. Sua madre che non
approva, la convivenza problematica, ma anche i bellissimi ed intensi
momenti in cui di due eravamo uno, i figli, i tradimenti, le vite che
proseguono parallele senza incontrarsi per tanti anni, poi il
ritrovarsi, il chiarirsi, la vecchiaia condivisa insieme in una casetta
ai limiti del bosco.
Ding! Apro gli occhi, ding!, pianoterra, la
guardo e la ragazza-della-porta-accanto è sempre lì, nel suo angolino,
con la borsa a tracolla e le calze a righe e i capelli con le mollette
e con il solito sorriso accennato.
Siamo arrivati ci vediamo buona giornata buon lavoro.
Chissà cosa avremmo potuto essere insieme.