Short Shot Old Shot

short shot uno
15 ottobre 2007

era
lui si si era proprio lui lo conoscevo fino a poco tempo fa era un tipo
particolare che mi piaceva incontrare perchè era indecentemente normale
medio senza picchi o punte nè in basso nè in alto un amico si potrei
anche definirlo un amico
era colui che chiamavamo un uomoquasi era
il quasi che lo circondava ad ogni passo che faceva nella propria vita
quasiamico di tutti quasisimpatico ma normalmente nessuno lo avrebbe
chiamato così quasifelice ma anche quasitriste mai sopra le righe
sempre inquadrato ma con una voglia di quasiribellione che lo rendeva
quasiinquieto quasiconservatore come lo può essere un ragazzo anzi un
quasiuomo con un lavoro dignitoso ma non eccellente con uno stipendio
dignitoso ma non scarso quasifidanzato alcune volte quasiinnamorato ma
mai convinto nè convincente di poter vivere una vita insieme mai bianco
mai nero quasi grigio quasi sempre
il bello è che lui stesso si
considerava così viveva la sua vita proprio come gli altri lo avrebbero
dipinto se non lo avessero conosciuto rispecchiava l’immagine di sè ed
era quello che voleva
lo conoscevo si era lui che andava a piedi
girovagando per la città a luci quasispente di solito a quell’ora blu
dove cominci a non riconoscre più le sagome e fai fatica a riconoscere
anche le persone che siamo abituati a vedere più volte al giorno
amo
confondermi diceva spesso si nascondeva forse per rimanere sempre ai
bordi nella zona grigia che era la sua zona grigia dove regnava anche
se era abbastanza solo
poi continuava a parlare di quelle cose senza
senso per quasi tutti ma che raccontate con una voce particolare in un
abiente particolare e alle persone adatte sembravano così pregne di
significati così dense che ti ci tuffavi nel mezzo chiaccherando per
ore di argomenti che la mattina dopo pensi minchia che cazzate erano
così le serate passate dopo l’ora blu a parlare senza meta e
l’uomoquasi era diverso perchè meno quasi e allora diventava piacevole
condividerci del tempo

come le corna della lumaca ti dico proprio come quelle
ma non dire le solite cazzate
giuro a volte si potrebbero inarcare ma restano li dritte così
ahahahahaha
siete troppo
ma guarda che anche te sei come noi eh che ti credi
bah vabbè prendo un’altra birra e poi vado a letto
tanto non ci credi neppure te
ma si guarda che poi domattina io lavoro
ahahah si si io lavoro e io produco e io faccio quello e questo tanto sei uno come noi anche se ti atteggi a serio
perchè
poi se prendi la strada che porta alla villa ma non quella normale no
la dietro ci giri attorno ti ritrovi sopra il campo del tipo e c’è
sempre gente che cazzo ci sta a fare mi chiedo
lo sai e lo so a perdere tempo a buttarlo via come facciamo noi ogni sacrosanta sera che ci ritroviamo qui
è questo il bello eh

si
tipo in questo tono vanno avanti tutte le chiacchere ma è come stare
davanti a un fuoco e cazzeggiare così per un pò l’uomoquasi non era più
tanto quasi solo un pochino per non perdere l’abitudine e tutti noi si
parlava tranquilli aspettando l’alba
ora l’uomoquasi non c’è più è
andato non fraintendermi non è morto ma in un certo senso è come se lo
fosse ha cambiato lavoro ha cambiato zona e senza rendersene conto è
diventato ancora più quasi ancora più sprofondato nella normalità dalla
sua camicia bianca più giacca blu più la sera a casa che altrimenti non
ce la faccio a alzarmi più quella ragazza che prepara la cena più i
calzini blu più la televisione che il prossimo anno dovrò cambiare più
il prato da falciare più nove cinque più il pranzo della domenica
s’è finalmente incastrato nella vita che forse sognava è riuscito nel suo intento
è scomparso

 
 
Short Shot Due
10 febbraio 2008

Ogni
mattina la riuscivo a vedere, la ragazza-della-porta-accanto. Se ne
stava per un attimo imbambolata davanti al portoncino marrone, con la
chiave in mano, mezza infilata nella toppa. Pochi secondi come se, in
quell’attimo, riuscisse a far mente locale su cosa avrebbe dovuto fare
durante tutta la giornata, sul lavoro che la aspettava (ancora quelle
maledette fatture ma smetteranno mai di crearmi dei problemi), sulla
casa da accudire (la spesa si si devo fare la spesa comprare
uovalatteburropastaqualcosadabere), sugli impegni presi (ore 18 passare
a ritirare i libri ordinati ore 19 aperitivo con le amiche poi di nuovo
a casa chissà cosa posso fare a cena), su quello che avrebbe dovuto
mettere nella borsa (fazzoletti ok chiavi di macchina ok lista della
spesa direi ok).
Tutte, o almeno le mattine che la incontravo per le
scale, il solito rito: secondi spesi a pensare, due giri di chiave,
buongiorno come va stamani eh al solito il lunedì proprio non lo reggo.
Nulla di diverso dalle solite chiacchere.
La
ragazza-della-porta-accanto era incredibilmente carina. Non bella, non
di quelle  ragazze e donne che fanno girare la testa di chi le
incontra, ma la ragazza-della-porta-accanto aveva una bellezza tutta
sua fatta di gesti e di atteggiamenti, di bisbigli davanti al portone,
di suonerie strambe, di capelli corti e portati legati con le mollette
colorate.
Quella mattina ci incontrammo sul pianerottolo di casa
sua, la ragazza-della-porta-accanto stava uscendo io stavo uscendo e ci
infilammo di corsa dentro l’ascensore , entrambi affrettati. Uno
sguardo, le mani che corrono verso il pulsante "PianoTerra" e che si
sfiorano.
Una scossa.
Il suo braccio intorno al mio fianco, le
mie mani sulla sua nuca e le labbra che si avvicinano piano, un bacio
fatto di labbra lingue saliva e passione. E tutta la vita che si fa
avanti. Prima la passione che brucia e che esclude tutto il resto del
mondo che comunque è destinato ad entrare nel nostro privato. I casini
i guai e le complicazioni che si ci incontrano. Sua madre che non
approva, la convivenza problematica, ma anche i bellissimi ed intensi
momenti in cui di due eravamo uno, i figli, i tradimenti, le vite che
proseguono parallele senza incontrarsi per tanti anni, poi il
ritrovarsi, il chiarirsi, la vecchiaia condivisa insieme in una casetta
ai limiti del bosco.
Ding! Apro gli occhi, ding!, pianoterra, la
guardo e la ragazza-della-porta-accanto è sempre lì, nel suo angolino,
con la borsa a tracolla e le calze a righe e i capelli con le mollette
e con il solito sorriso accennato.
Siamo arrivati ci vediamo buona giornata buon lavoro.
Chissà cosa avremmo potuto essere insieme.

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La Torre e Il Viaggio Pt.1 e 2

C’è una torre una torre grigia
sulla torre nessuno e ai suoi piedi molte persone che forse sono li per un qualche miracolo che non avverrà
la torre poggia su un lago di sabbia chi lo attraversa va sicuramente verso la torre
allora noi andiamo
va bene andate che dio sia con voi
che
poi il viaggio è così difficile che nessuno è mai potuto arrivare a
destinazione allora loro partono e noi aspettiamo che tornino l’attesa
sarà dolce ma snervante quaggiù chiusi in questo giardino sotto la
torre tanto aspettiamo che qualcosa prima o poi dovrà succedere per
forza
siamo in viaggio si va per trovare il nostro fine ultimo o dei
tesori tanto è la stessa cosa almeno per me il mio fine coincide coi
miei mezzi nel viaggio troverò la risposta spero
siamo partiti
questa banda di disperati ha tutto il mio disprezzo io sono con loro
solo per raggiungere la città qualche compagno di viaggio se non altro
diminuisce la possibilità che io muoia
siamo partiti perchè devo
accompagnarli per proteggerli e proteggere tutti gli altri il mio fine
è nobile il lo considero nobile che tutti lo considerino tale
altrimenti voi dovrete andarvene
siamo in viaggio io porterò la mia
bambina a destinazione costi quel che costi e lo so che che mi sta
guardando perchè non la smette non lo sopporto mi guarda mi guarda
sempre
siamo partiti finalmente e sono già così stanco sono sempre
stato così mi emoziono poi mi stanco mi emoziono e poi mi stanco la
fase delle emozioni sta durando sempre meno direi
stiamo camminando e io lo so ammazzerò tutti
siamo partiti e io sono felice non vedo l’ora di poter arrivare all’esterno di tutta questa schifosa poltiglia
sono in viaggio li vedo da quassù ognuno con una storia da raccontare che vale o varrebbe o varrà la pena di ascoltare
camminano
camminiamo scappano ci ricongiungiamo ai nostri cari corrono ci
inseguono vi vedo vi ascolto e non potete dire che non lo sapete sono
li con voi soffro muoio quando morirete partecipo a questo grande rito
che è la strada

si ho iniziato
sto camminando la terra scorre sotto i miei passi senza quasi che me ne accorga
da quanto tempo siamo qui
guardo
e giro la testa sabbia sabbia giallo rosso rocce marrone colori e sassi
che mi circondano e la testa viaggia altrove verso i ricordi che ho del
fiore bianco che cresceva vicino agli alberi la tasta viaggia è come se
fosse in una dimensione a sè mentre i piedi le gambe e su per tutto il
corpo le ossa il sangue le vene in cui scorre tutto me stesso è qui e
c’è ora piantato in mezzo alla terra le radici che sento che mi
avvinghiano attraverso lo sforzo fisico sono solo anch se in mezzo a
tutti questi che vociano alcuni parlano comunque di cose che non mi
interesserebbero nemmeno se non fossi in questa situazione come al
solito isolo me stesso con la pelle che diventa un confine invalicabile
gli occhi che si socchiudono per vedere meno ancora meno fisicamente
sono una fortezza di sassi di sabbia che mi circonda
io sono la mia forza
ho
imparato a non contare che su me stesso per paura e per necessità e per
salvarmi e forse anche per salvare gli altri sono assolutamente solo ho
chiuso ogni minimo spiraglio e la mia intenzione è proprio quella di
limitare al minimo indispensabile le interazioni con qualunque cosa
faccia parte del disprezzato genere umano
io sono la mia forza
sento la spinta della terra del fango della sabbia bruciato dal sole e soffiato nel vento sono qui e ci sono ora
io sono
dove
mi porterà anzi cosa mi comporterà fare questo viaggio spero di saperlo
e cammino cammino cammino senza dare retta alla fatica che mi
attanaglia rifiutando l’aiuto e negandolo a mia volta
l’unica certezza è che devo arrivare

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kemo da Rupescissa

Uso un mix di due miei vecchi post su altra piattaforma per presentarmi.

non ho disciplina
non mi interessa averla non
mi interessa e non ho voglia di diventare un soldatino disciplinato
probabile che questo che il mio rigetto per le regole sia dovuto in
gran parte alla mia innata pigrizia che spesso mi conduce a non fare
cose che poi sarebbe stato meglio fare a volte divento proprio così
inattivo però si però c’è sempre qualcosa per cui combattere qualcosa
che voglio che desidero e per cui vale la pena lottare per raggiungerlo
qualcosa che ti strizza lo stomaco che magari non ti fa dormire resta
li fisso nella mente resipo e inspiro torno in conttatto con me stesso
l’angolo è sempre li che incombe e io lotto voglio lottare indeciso
come sempre senza metodo come sempre ma sono io che sono fatto così e
il me stesso è a disposizione per il mondo è il mio barbelith personale
che sto cercando attraverso la mia realizzazione la realizzazione di
quello che voglio e ne divento sempre più sicuro ma non pianifico tanto
non mi serve a nulla vado avanti attivamente passivamente mangio la
strada che è qui perchè lo voglio e voglio combattere ancora e ancora
parlo di me e del mio mondo ma è questo quello che sono scrivo queste
cose perchè mi piace e chi le legge lo sa valvola di sfogo o infinità
vanità dell’essere non importa nulla ognuno prenda da quello che scrivo
ciò che vuole sono un metatesto interpreto e mi faccio interpretare ma
pian piano riesco forse a vedere quello che voglio

con un piede nel fango è il simbolo l’immagine dell’attaccamento alla
realtà alla concreta pesantezza al sudicio del reale mettere le mani e
i piedi nel fango appicciarsi a quello che mi succede intorno
percepisco comprendo elaboro è la consapevolezza è quello che voglio
essere dentro il fluido informativo insozzarmi della melma reale ecco
quello che voglio e non voglio staccarmene perchè è questo il mio mondo
anche se a volte mi succede ma torno torno ancora a sentire a tastare
ad assaporare tutta questa roba che mi circonda perchè devo capire
conoscere sempre di più più riesco a conoscere più sono libero

con
un coltello in mano è facile la simbologia dietro questa frase c’è la
voglia di combattere e di difendersi ma per me rappresenta anche la mia
passione la mia attrazione per le lame i coltelli il mix terribile fra
acciaio corno osso plastica ferro guardie impugnature scintillio mi
piacciono e non so perchè probabilmente anche per il fatto che sono
sempre stato nel mezzo mi attraggono

con un occhio alle stelle
questa invece si riferisce al fatto che io desidero desidero
incessantemente è il motore che mi muove il desiderio mi avvinghia le
braccia mi morde le budella mi stritola io devo desiderare qualcosa
qualcuno i miei bisogni si plasmano sui desideri sempre devo voglio
desiderare qualcosa qualcuno un corpo un oggetto un’anima un idea una
persona un sentimento è quello che mi stimola ma il desiderio di cui
parlo non è che rimane e che mi blocca fermo e immobile no è il motore
per potermi spostare desidero quindi agisco per realizzare i miei
desideri non c’è metafisico destino me lo costruisco da me e
contemporamenamente accetto ma non mi fermo quello che la mia vita mi
offre le occasioni le scelte da fare o da non fare sono una macchina
che desidera e che si muove

lo sento mi sdraio e mi concentro e
sento me stesso sono qui e ci sono ora lo sento chiudo gli occhi e mi
concentro ma sono sicuro di quello che voglio o no lo sento il sangue
che mi scorre nelle vene il cuore che pompa i rumori che mi circondano
il buio che sta intorno a me le lenzuola tiepide e il vento che entra
dalla finestra il sapore in bocca ferroso e aspro di quello che ho
mangiato l’odero dei campi bagnati la fuori qualcuno che si muove di
sotto lo sento mi concentro di nuovo e penso penso a quello che mi
succede intorno penso al fatto che ci sono dei problemi ma anche delle
soluzioni più o meno facili che ci sono uomini e donne che vogliono
bene e a cuio voglio bene nuovi e vecchi amori nuove e vecchie amicizie
penso a quello che ho penso a ciò che desidero e a come muovermi per
cercare di afferrarlo e di abbracciarlo vivo qui e ora e ci sono
sempre

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Di Nuovo…

…su un blog.

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